lunedì 9 luglio 2012

Mondoruvido

Non ce ne voglia Dostojevskij, ma da oggi non basta più la bellezza per salvare il mondo, il compito, anzi, sembra ormai del tutto affidato ad una nuova categoria salvifica: i ruvidi. Maglioni boliviani o nepalesi, di lana che a toccarla sembra ruvida tanto è greggia. Da lì nasce il nome, banalmente, ma quel che conta è l'essenza del ruvido. Un vero R è puro, tendenzialmente animato da un sacro fuoco, una specie di fede nell'ambiente, dove ci sono solo certezze perché la natura ha regole semplici e indiscutibili. In nome della sua salvaguardia, il R non scende a compromessi: si infiamma, manifesta, polemizza, come mosso da fede religiosa, che in fondo è un dono, o la si ha, oppure si resta fuori.  Il R è decrescente, è contro gli sprechi e quindi non alimenta il consumo i beni. Sprezzante delle mode, ricicla tutto, e se possibile non spende. Il R è spartano e anche un po' brusco, nelle modalità di relazione. Sa essere molto snob con chi di ruvido non ha l'aspetto e forse neanche l'attitudine. E' capace anche di grandi semplici gesti generosi e spontanei, ma mai verso il nemico.  Il R è anche un po' triste, perché il mondo in fondo non è così ruvido, spesso non all'altezza delle aspettative ideali. Il R è triste anche perché sa di non poter vivere sempre e solo ruvidamente e qualche compromesso deve farlo anche lui. Quando può scappa tra la natura, cerca conferme e trova ristoro, sognando quanto migliore sarebbe il mondo se tutti fossero ruvidi. 

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