martedì 10 luglio 2012

A small utopia


Un'arte tascabile, alla fondazione Prada, per l'apertura della mostra The Small Utopia, Ars Multiplicata. Inizialmente mi ha messo soggezione osservare quelle bellissime teche piene di oggetti, tanti e tutti troppo piccoli. Ma soprattutto mi ha messo a disagio il pubblico elegante venuto da chissà dove, che commentava entusiasta cose che io non riuscivo ancora a definire. Mi sono guardato intorno e ho percepito tutta la mia inadeguatezza, che ho deciso di sciogliere seguendo uno dei cento camerieri che giravano per l'atrio e le scale di Ca' Corner della Regina con vassoi quadrati pieni di bicchieri mezzi vuoti. Appena entrato nello spirito della mostra, ho cominciato a soffermarmi su ogni singolo oggetto, un lavoro enorme, enciclopedico, esposto magnificamente e capace di risvegliare in ciascuno ossessioni da collezionismo e accumulo forsennato di un'arte, appunto tascabile, apparentemente alla portata di tutti: a small utopia. Molte le cose che avrei portato a casa, dalle carriole giocattolo di Rietveld alle giacche in feltro di Beyus, dalle piramidi di Rauchemberg alla teca colma come un uovo di oggetti di Fluxus.



Dagli anni 10 agli anni 70, un compendio della produzione artistica nel tempo in cui l'arte si è fatta oggetto, moltiplicandosi e mimetizzandosi con merce di tutti i giorni, citandone il marketing, il packaging, il lettering.  Dal libro, al disco, dal giocattolo all'abito, dalla credenza al video, tutto rigorosamente ripetibile e tutto d'artista. Una mostra bellissima, che scandaglia la produzione culturale ed artistica di quasi tutto il novecento, riconducendo la molteplicità degli oggetti esposti e delle proprie sfumature ad un concetto chiaro, in un progetto di straordinaria coerenza d'impianto curatoriale e scientifico.

Ma le sorprese non sono finite. Fuori dal palazzo, ormai di nuovo in giro per ponti e campi, un signore mi guarda leggere il pieghevole della mostra - nel goffo tentativo di capire cosa avevo visto - e mi saluta. Comincia un bel dialogo che comprende un racconto. Il signore è Alberto Garutti, che doveva fare una Madonna per una chiesa. Pensare di fare una Madonna di questi tempi potrebbe essere banalmente blasfemo o anche semplicemente difficile. Il calco di una madonna 400esca napoletana, realizzato in ceramica, ospita un dispositivo che mantiene la temperatura corporea a 37 gradi, la temperatura del corpo e di ogni madre del mondo. Ecco fatto il miracolo.

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